lunedì 26 agosto 2013

Salsa dei Cinque Pomodori


Agosto e Settembre: è tempo di Salsa! I bei Pomodori maturi in questo periodo danno il meglio ed è il momento giusto di buttare in pentola i più maturi e conservali in salsa per il rigido inverno che ci aspetta.



Per avere il vasetto da aprire al momento giusto fate così: procuratevi cinque tipi diversi di pomodori ben maturi. Tagliateli a pezzi e schiacciateli con le mani in un colapasta per eliminare i liquido e i semi in eccesso. Metteteli in una pentola capiente con una o due cipolle (a seconda dei vostri gusti e della quantità di pomodori usati), aggiungete una carota, una zucchina e qualche spicchio d’aglio (tutto tagliato a pezzettoni). Fate cucinare a fuoco lento per tre quarti d’ora mescolando di tanto in tanto, aggiungete un filo d’olio extra vergine d’oliva a cottura quasi ultimata e passate tutto con il passaverdura. Riportate a bollore e ripartite in vasi con tappo a capsula ben chiuso riponendoli a testa in giù su di un ripiano di legno fino a che non saranno completamente freddi.





A questo punto potreste decorare i vostri vasetti con etichette, stoffe e nastri riciclati: riponete tutto in dispensa e usate all’occorrenza! Per essere tranquilli sulla buona conservazione dei vasetti assicuratevi che stiano lontani da fonti di calore, l'ideale sarebbe una dispensa all'ombra. Naturalmente se il tappo del vaso non è teso verso l'interno non è prudente consumare la salsa, può significare che è passato troppo tempo e che il suo contenuto è fermentato o andato a male!


Delucidazione: Noi del Viridis abbiamo deciso dopo anni di salse e bollori che cinque sono le qualità di pomodori da usare per avere un ottima salsa. Questo non toglie però che ognuno di voi possa o debba avere il suo numero perfetto di pomodori. Fermo restando che le nonne insegnano: più sono i tipi di pomodori ben maturi usati più la salsa sarà squisita!


foto originali Viridis Capillus


martedì 9 luglio 2013

La Lavanda: bella in giardino e profumata in casa


Quest'anno i prati spontanei hanno un brutto colore giallastro e le perenni crescono in pochissime varietà e numero: colpa delle piogge troppo abbondanti durante la primavera o della siccità che ne è subito seguita? Nonostante tutto nei giardini e nelle aiuole, da un paio di settimane a questa parte, Dora ed io abbiamo potuto osservare una colorata novità: la lavanda ha chiazzato di viola e azzurro scuro molti angoli del nostro paesello. 


Le numerosissime varietà di questa pianta mediterranea sanno accontentare qualsiasi giardiniere, si differenziano per l'altezza della chioma e per la vivacità delle sfumature, ma tutte hanno in comune un profumo fresco e deciso che viene prodotto da speciali ghiandole poste sia nel fiore che su fusto e foglie. Non a caso fin dal Medioevo la lavanda è stata utilizzata per detergere la pelle e profumare gli ambienti domestici, inoltre fino al diciottesimo secolo si credeva possedesse proprietà antisettiche e quindi utilizzata per la pulizia dei pavimenti e della biancheria. Il suo nome comune deriva infatti dal gerundio latino del verbo “lavare” per quanto questa pratica fosse di uso comune. Oggi non ci sogneremmo mai di strofinare le nostre piastrelle con le sue spighe, ma le nostre nonne ci consiglierebbero comunque di far crescere la lavanda ai bordi del nostro cancello o di appenderne un mazzetto accanto alla porta di casa, per tenere lontano le disgrazie e richiamare la prosperità; ed anche se i sortilegi da fattucchiera o le attenzioni da giardiniere non sono il vostro forte, la lavanda è comunque la pianta che fa al caso vostro: non ha bisogno di particolari cure, cresce bene in pieno sole e nei terreni ben drenati, odia i ristagni d'acqua quindi potrete dimenticare spesso di annaffiarla. Le specie con la minor crescita, quelle ornamentali, staranno benissimo anche in vaso per vivacizzare il vostro terrazzo. Sono piante perenni e forti, ma non esenti dall'attacco di alcuni funghi: se notaste macchie gialle o bianche sulle foglie, distorsioni nella crescita dei fusti e marciumi alle radici nonostante la giusta irrigazione, sarà necessario rivolgersi ad un vivaista per acquistare il trattamento più adatto.



L'unica vera attenzione che la lavanda richiederà, sarà il lavoro di potatura, da svolgere al termine della fioritura. Dovrete tagliare gli steli fioriti includendo anche le foglie più vicine al fiore: lasciando giusto le prime parti verdi riuscirete a tenere sotto controllo la crescita per l'anno successivo. Otterrete così un grosso mazzo che dovrete lasciar essiccare a testa in giù in un luogo ben ventilato e ombroso. Una volta che i fiori si saranno asciugati potrete conservarli profumati per lungo tempo in scatole di cartone o in sacchetti di cotone grezzo, assolutamente lontani da fonti di calore. Come utilizzarli? Ci sono diversissime e semplici soluzioni: come pot pourri in ciotole di ceramica o vetro da esporre in casa, come profumati regalini per le amiche. Potreste ricamare e decorare dei sacchettini da appendere in seguito negli armadi, o comporre dei sali da bagno sovrapponendo sottili strati di fiori e sale grosso in vasetti di vetro. Ma la cosa che faccio più spesso è scomporre i fiori essiccati con le mani, in modo da sfogliare la spiga, stendere il tutto sul tappeto ed ripulire tutto con l'aspirapolvere a cui ho appena cambiato il sacchetto: niente più cattivi odori durante l'uso per diverse settimane!



foto originali Viridis Capillus

venerdì 10 maggio 2013

Passeggiando nel Parco di Villa Giulia, Trieste

il laghetto delle rane all'interno del parco di V. G.
il sentiero del 1934
Quando si dice che Trieste “se na città de matti” probabilmente non si ha del tutto torto: mentre passeggio nel rigoglioso boschetto chiamato 'Parco di Villa Giulia' rifletto sul fatto che una Villa Giulia in realtà non è mai esistita qui nei dintorni. Il significato del nome inevitabilmente mi sfugge... ignoranza mia! Rimane il fatto che questa area boschiva, situata sul dorso della collina che culmina con Villa Opicina, è un posto eccezionale per stare all'aperto senza allontanarsi troppo dalla città. Il parco è delimitato da una fitta zona residenziale cittadina, ma allo stesso tempo è silenzioso e avvolgente: le piante in questa stagione sono nel pieno delle loro forze, la zona è distinta da carpini e roverelle, e la fauna che vive indisturbata in questo sicuro nido non si lascia vedere ma si fa (a volte) sentire, in particolare non si può fare a meno di ascoltare le cinciallegre che, insieme a picchi, ghiandaie, cinghiali e volpi, popolano la zona. Tutto il parco è percorso da diversi sentieri che formano un bel reticolo di salite e discese che congiungono
le varie entrate; il tracciato principale composto da pietre saggiamente disposte ad aiutare il cammino, sembra essere anche il più vecchio: probabilmente è il sentiero che risale al 21 aprile 1934, giorno di inaugurazione del parco dopo l'unione delle proprietà terriere Krausenek, Rumer e Geiringer, aquistate dal Comune. Ma la sua storia non ha la vita longeva che si crede: dopo la guerra la sua superficie viene dimezzata per costruire nuove abitazioni per i militari ed in seguito viene del tutto abbandonato. Il parco come proprietà dei cittadini rinasce nel 1984, dopo un lungo periodo di lavori per il recupero. Oggi il boschetto è ben frequentato, grazie anche alla vicinanza del campo sportivo di Cologna e dell'interesse del Museo di Storia Naturale che da anni si occupa della popolazione di rane che occupa il laghetto, formatosi all'interno di una vecchia cava dismessa. Lungo tutto il percorso è facile trovare punti di ristoro come muretti, panchine e persino una piccola arena sterrata, dove ci si può accomodare con i cestini da pic nic o più
la piccola arena sterrata e la sua grande quercia
semplicemente con un buon libro; non è però altrettanto scontato trovare cestini per i rifiuti: ricordate di portare un sacchetto da casa! Inoltre per i più temerari sarà molto semplice imboccare uno dei molti sentieri sterrati, o appena accennati, che si inseriscono fra la boscaglia più fitta: troverete certamente qualche piccola radura dove appostarvi in silenzio per fare un po' di bird-watching! Ovviamente le stagioni migliori per la frequentazione sono la primavera (le temperature più miti aiutano la camminata totalmente in pendenza) e l'autunno (durante il quale tutto si tinge dei migliori colori carsici), ma il parco rimane comunque aperto in qualsiasi periodo e orario per la felicità dei nostri cani, che certo non fanno distinzione fra una buona corsa invernale o estiva. Per raggiungere una qualsiasi delle entrate vorrei potervi suggerire di prendere il più che suggestivo “tram de Opcina” il tram a cremagliera con i sedili in legno che viaggia sul suolo triestino da più di cent'anni, ma che purtroppo da alcuni mesi è fermo in attesa dei fondi per dei lavori straordinari di manutenzione. Un altro pezzo di storia che ci scivola via dalle mani! Quindi se non siete dei dintorni munitevi di un navigatore e buona passeggiata!

foto originali Viridis Capillus

venerdì 19 aprile 2013

Norah Lindsay: la storia di una “very british gardener” ci insegna che per ricominciare non è mai troppo tardi.

Vari ritratti di N.L.
Manor House, Sutton
È il 1924 e la pelle abbronzata o le mani segnate dal lavoro non sono caratteristiche che si addicono ad una gentildonna della buona società. È il 1924 quando Norah Lindsay, cinquantunenne sull'orlo del fallimento finanziario, inforca i suoi inconfondibili guanti rossi ed inizia il suo peregrinare come garden designer. L'amore per i fiori e il giardinaggio nasce in lei molti anni prima quando la giovane Norah convola felicemente a nozze con l'elegante, ma non proprio facoltoso, Harry Lindsay. In occasione del matrimonio la bella coppia riceve in regalo Manor House, una tenuta di campagna dai grandi giardini inselvatichiti, nella cittadina di Sutton, non lontana 
Giardini di Manor House
da Oxford. Norah porta con sé a Manor House l'avvenenza che rese famosa la madre e l'attitudine al lavoro del padre (ufficiale militare), divenendo in poco tempo la padrona di casa più ricercata della zona. La tenuta sarà per diversi anni il fulcro di una vita sociale campestre e culturalmente elevata, frequentata dagli studenti della vicina Università e dagli amici di città della coppia, tutti universalmente concordi nell'elogiare il fascino dei giardini che Norah ha saputo risvegliare dall'abbandono. Manor House è il primo esempio del suo inconfondibile stile, che mescola i prati romantici e informali tipicamente inglesi alla geometria dell'arte topiaria, retaggio dei viaggi estivi in Italia.
uno dei lavori di N.L.
Ma il sogno non dura per sempre: nel tempo il matrimonio s'incrina e le finanze della famiglia divengono sempre più incerte, tanto da rischiare di perdere la tenuta. È questo il momento in cui Norah, già cinquantenne, decide di mettersi in gioco. Le commissioni non le mancano, vista la fittissima rete di conoscenze e la celebre fama dei suoi giardini, ma i primi anni sono comunque segnati dalle rinunce, dagli aiuti prodigati dagli amici e dal pensiero delle belle stanze di Manor House in affitto ad estranei. Nonostante tutto Norah lavora sodo, sotto il sole e in ginocchio, sempre in viaggio fra le ville dei committenti privati, con i guanti da lavoro rossi in valigia e il ricordo di
Harry e Norah ai cancelli di Manor House
Sutton a sostenerla. Poi la fama cresce ed arrivano le collaborazioni, numerosissime, con i giornali specializzati, ed ancora le committenze pubbliche e le richieste dei privati dalla Francia, dal Belgio, dall'Italia e perfino dall'Ungheria. C'è addirittura chi, come Lady Astor, le fornisce un vitalizio fisso per assicurarsi la sua professionalità in qualsiasi momento di bisogno. La piccola ed energica giardiniera lavora instancabilmente e con passione, dalle cinque del mattino al tramonto, tanto che i suoi aiutanti cambiano di continuo, incapaci di mantenere il suo passo. La sua vita procederà così, tra nomadismo ed amanti, fino alla morte improvvisa nel 1948.
La sua arte vive ancora oggi in una interminabile lista di giardini (trovate un elenco completo sulla pagina di Wikipedia a lei dedicata) e il suo fascino ci viene raccontato dettagliatamente con immagini e parole nella biografia Norah Lindsay. The Life and Art of a Garden Designer” scritta da Allyson Hayward, per l'editore Frances Lincoln, purtroppo non ancora stampata in Italia.

lunedì 8 aprile 2013

Oggi sì che è Primavera!

 
L'Inverno è stato lungo quest'anno, umido faticoso e fin troppo piovoso.
Ci voleva un po' di Primavera per ricominciare e l'impulso lo prendiamo da una donna che, negli anni in cui avere un mestiere era questione quasi esclusivamente maschile, seppe avviare una carriera solida e ispirata. La sua storia nel prossimo post!

foto originali Viridis Capillus


mercoledì 25 luglio 2012

week-end a Parigi: une ville très verte, pardon, Viridis!


Contingenze familiari hanno costretto noi del Viridis ad una fugace e improvvisata trasferta parigina, giusto il tempo di prendere la macchina fotografica e siamo già sull'aereo! Abbiamo avuto solo poche ore libere per poter visitare la città, così ci siamo limitati a passeggiare nei luoghi più famosi, annusando l'aria e assaggiando baguette. Come sempre fare i turisti a quattro zampe è un'impresa quasi impossibile: alcuni amici che abitano in centro ci assicurano che la maggior parte dei parigini possiede un cane, ma in giro se ne vedono pochi e di locali e zone culturali che li accolgano ancora meno... niente di nuovo purtroppo! Ci consola vedere che il verde non manca, ed è pure un po' selvaggio, come piace a noi...








In centro sono numerosissimi i viali alberati, e non stiamo parlando di pochi e asfitici alberelli soffocati dal porfido dei marciapiedi, come potete vedere da questa foto che sbircia verso les Invalides:




Inoltre le aiuole sono distribuite un po' ovunque e il più delle volte sono composte da moltissime piante diverse e non troppo ricercate: fiori comuni ma forti si affollano in un piacevolissimo caos.




Pensate che nel quartiere latino hanno ben pensato che le bietole fossero anche belle oltre che buone, e le hanno sistemate ordinatamente, insieme ai finocchi, tra i bossi di un cortile:





Anche l'Arte è più bella en plein air:

nel giardino del Museo Rodin, vedete sullo sfondo la Porta dell'Inferno


Il premio del miglior prato lo vincono gli spazi verdi che circondano la cattedrale di Notre Dame, bellissimi e raffinati fiori sistemati in fila come negli orti di provincia:






I negozi bio e green si sprecano, le fiorerie non si contano...





...e dove proprio non c'è spazio per piantare un albero, i parigini lo dipingono sul muro!



Infine non possiamo non mostrarvi l'affascinante villa di campagna che abbiamo visitato a Estrées-Sant Denis, con i migliori complimenti al giardiniere!



foto originali Viridis Capillus

domenica 1 luglio 2012

Amarene sotto zucchero



E' capitato anche a voi di piantare un ciliegio con l'unico scopo di riempirvi la pancia l'estate successiva, per poi scoprire che in realtà avete curato e assistito un albero di amarene? Per il mio vicino è andata proprio così: certo l'albero non è meno bello, anzi è cresciuto rigoglioso, i suoi colori sempre diversi arredano il nostro cortile in ogni stagione, ma i frutti non sono quelli che ci si aspettava.

Il rimedio per gustare al meglio il vostro piccolo raccolto è semplice e poco dispendioso: zucchero! Raccogliete le vostre amarene e lavatele per bene sotto l'acqua corrente, eliminate quelle troppo rovinate conservando quelle con uno o due bucherelli al massimo, saranno comunque buone. Toglietele dall'acqua senza preoccuparvi di asciugarle troppo e mettetele in una terrina capiente. Prendete i vostri vasi per conserva e preparateli con un fondo di zucchero alto circa mezzo centimetro. Aggiungete poi zucchero a volontà anche sulle amarene e mescolate con delicatezza fino a che ogni frutto non sarà bene avvolto da un velo bianco. A questo punto potete distribuire i frutti nei vasetti: riempiteli il più possibile ma senza schiacciare le amarene che altrimenti si aprirebbero rovinando il loro bell'aspetto e rilasciando il succo troppo in fretta.
Lasciate macerare il tutto sotto il sole battente per circa un mese, avendo cura nei primi giorni di mescolare di tanto in tanto lo zucchero per farlo sciogliere meglio. Il risultato potrà essere conservato anche in frigo per moltissimo tempo, anche un anno. Le vostre dolci amarene con il loro sciroppo così ottenuto, potranno essere utilizzate in mille modi: vi consigliamo di decorare torte e coppe gelato, di condire le vostre macedonie e gli jogurt di metà pomeriggio, di snocciolarle e mangiarle sul pane tostato al mattino o molto semplicemente di regalarle a chi merita un po' di dolcezza!

Foto originali Viridis Capillus


domenica 24 giugno 2012

Coltivare su stoffa con la coperta di PurlBee


da purlbee.com
Se per quest'anno siete arrivati in ritardo e non potete più organizzare il vostro orto pensile, potete consolarvi con una coltivazione meno appetitosa ma altrettanto bella: la coperta patchwork di thePurlBee. Su questo sito ben curato e strutturato troverete moltissime idee per i vostri lavori in stoffa e filato, tutto rigorosamente da realizzare a mano, con la necessaria pazienza di un'ape laboriosa. Fra i vari tutorial questo della “CopertaOrto” ci è sembrato il più Viridis e sicuramente uno dei più originali, utilissima anche per i vostri pic-nic.
Per quanto ammiriamo e condividiamo l'amore per l'handworking e il lavoro di thePurlBee, vorremmo comunque aggiungere un consiglio: per la realizzazione di questa coperta provate ad utilizzare una vecchia coperta come base e stoffe di recupero, cercando fra cassetti ed armadi tutto ciò che non utilizzate da troppo tempo (lenzuola, camice, magliette, pantaloni, tende). In questo modo darete nuova vita ad oggetti ormai inutili, salvandoli dall'ingloriosa fine del bidone dell'immondizia e rispettando il miglior spirito di ecosostenibilità casalinga. 

Coltivare un orto: l'invasione dei terrazzi


foto originale Viridis Capillus
Per entrare fra i ranghi dei guerriglieri contro l'asfalto non dovete per forza diventare esperti giardinieri o progettisti di paesaggi, anzi potete creare l'angolo verde più semplice e più utile del mondo: l'orto. E per chi di voi sta già ragionando su come rivoluzionare il giardino o eliminare il lastricato che circonda il condominio, calma!! Vi basta un terrazzo! Sono ormai numerose le aziende che offrono vasi particolari e dalle dimensioni specifiche ad ogni ortaggio, studiati per coltivare sul terrazzo: oggi vorremmo segnalarne due che hanno attirato la nostra attenzione.

La prima è la francese e innovativa BACSAC, che propone una grande varietà di sacchi studiati per la coltivazione di ortaggi ma adatti anche ai fiori: le versioni più piccole infatti possono essere appese a cavallo della ringhiera e sembrano fatte appositamente per piante a cascata. La scelta di coltivare dentro ad un sacco, anziché dentro ad un comune vaso, consente una perfetta ossigenazione del terriccio e quindi una migliore dispersione del calore, che si accumula molto facilmente anche sui terrazzi meno assolati, rischiando di danneggiare le radici delle nostre pianticelle. Questi minimali ma bellissimi sacchi si trovano di tutte le dimensioni e forme, ma paiono decisamente più adatti ai terrazzi di ampia metratura.

Per chi di voi invece deve sfruttare al meglio poco spazio, segnaliamo il kit dell'italiana BAMA, che consente di riporre i vasi su ripiani a gradini e di avere anche un comodo alloggio per tutti i vostri attrezzi: basterà disporre poi le piante con crescita verticale in alto e le piante basse sui primi gradini per lasciare che la luce arrivi a tutti i vasi. Quest'ultima idea ci piace soprattutto perché può essere replicata a casa, facilmente e con materiali più poveri: pensate a quella vecchia scaletta di legno che avete abbandonato in cantina e a tutti quei vasi rimasti vuoti dopo l'inverno...






Ora non vi rimane che armarvi di un telo ombreggiante (facile da trovare in agraria e utilissimo per proteggere le piante sia da sole che da grandine e passeri) e di un buon manuale sulla coltivazione: noi vi consigliamo il sito Coltivare l'Orto, semplice e veloce da consultare per conoscere tutti gli specifici bisogni degli ortaggi e i tempi di semina e raccolta.

Se tutti gli inquilini facessero lo stesso il vostro condominio assomiglierebbe sempre più ad un'opera di Despommier...